La casta annulla i tagli: elaborato lo stratagemma pro-vitalizio
Fa clamore la postilla aggiunta al dl anti casta approvato da Monti: “la regolamentazione dei vitalizi non sarà valida laddove siano già stati adottati tagli ai vitalizi”.
[fland_toggle title=”Leggi Articolo Adesso” state=”closed”]Tutti quindi. Anche per chi, come nel Lazio, ha sì abolito i vitalizi. Ma li ha sostituiti con una pensione contributiva.
Sostituiranno i vitalizi con pensioni contributive. Un un colpo di spugna dello e buono quello smascherato prima da FQ e poi dal Corriere della Sera ad opera della Casta. Con una postilla in fondo all’articolo 2 – si legge su Corsera – “sarà possibile aggirare i tagli sui costi della politica regionale voluti dal premier Monti, e che sancivano l’elargizione del vitalizio solo dopo i 60 anni a coloro che hanno presenziato per 10 anni un consiglio regionale”. Si ripropone quindi la situazione del dopo Tangentopoli, quando cioè con un referendum, il popolo italiano, abrogò il finanziamento pubblico ai partiti. Al tempo, l’escamotage, fu sostituire il finanziamento con la dicitura “rimborso ai partiti”. Oggi, sarà possibile sostituire il vitalizio con una pensione contributiva. Bypassando di fatto l’onda emotiva della rabbia dei dopo Belsito, Lusi, Batman Fiorito e Maruccio. Per carità, avvicinare troppo le due casistiche potrebbe risultare inadeguato: in primis perché nel 1993 i soldi erano per l’immediato e per un soggetto giuridico. Oggi, invece, i soldi sono per il futuro e per gli attori della politica regionale. In secundis, ma solo in ordine di esposizione, lì fu frodato un volere espresso tramite una democrazia referendaria, mentre l’ultimo dl arrivato in parlamento è si ispirato da una forte indignazione popolare, ma per mano del premier tecnico Mario Monti. Si ricorderà come già all’indomani dell’emanazione si parlò di mannaia “solo” per la casta delle regioni e non per quella di Montecitorio e Palazzo Madama. Figuriamoci, ora, dopo il colpo di spugna del parlamento verso i colleghi regionali. E’ bastato infatti, aggiungere la postilla “m” al succitato articolo recitante “le disposizioni (dei 60 anni +10) di cui alla presente lettera non si applicano alle Regioni che abbiano abolito i vitalizi”. Tutti quindi. Il provvedimento, infatti, è già stato adottato da tutti i consigli regionali: tutto come prima. Nessuna imposizione dall’alto e libertà di autoregolamentarsi. Con tutti i rischi del caso. Già da ora si sa però che potranno essere fieri solo gli abitanti dell’Emilia Romagna: lì, infatti, i vitalizi sono stati aboliti del tutto. Per carità, non è esclusa nessuna altra forma di autoregolamentazione positiva. Ma dubitare alla luce dei precedenti e dell’abrogazione di fatto di una decisione già presa fa pensare i più maliziosi proprio ad un dejavù del post referendum del 1993.
Fonte
net1news.org[/fland_toggle]
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